Costa d´ Amalfi in apprensione stabilimenti balneari a rischio
Costa d´ Amalfi in apprensione stabilimenti balneari a rischio
Da Amalfi a Positano, questo vale anche per il Cilento ma per la Costiera amalfitana gli interessi sono molto più forti, si teme per la rivoluzione nelle concessioni per gli stabilimenti balneari
Poco più di duecento chilometri di litorale, il 70% dei quali fatti di coste basse, sabbiose o a tratti ciottolose. É questo l’identikit delle aree balneabili della provincia di Salerno, sempre più in balia di un rischio erosione che secondo Legambiente, nel solo 2010, ha prodotto un mancato guadagno per l'economia turistica di circa 164 milioni di euro. Ora, anche quelle spiagge, rischiano di finire nel decreto legge sulle privatizzazioni che prevede l’assegnazione con gara pubblica della concessione del demanio marittimo per una durata non superiore ai quattro anni. Una disposizione che ha prodotto la mobilitazione delle organizzazioni di categoria che hanno già fissato una serie di incontri e riunioni per studiare le prossime iniziative di protesta. Tra queste anche la delegazione di Salerno che per la settimana prossima ha convocato un direttivo che affronterà l’argomento in linea con le disposizioni nazionali del Sindacato Italiano Balneari. Tutto ciò in difesa dell’esistente, quei circa 900 concessionari che, secondo il Sib, oltre a essere fortemente integrati con l'offerta alberghiera contribuiscono significativamente al Pil turistico. Il rischio, in qualche caso, è di cancellare una storia centenaria legata alla balneazione in quanto, nella maggior parte dei casi, si tratta di strutture gestite a livello familiare con alle spalle una tradizione radicata, ma anche di piccole imprese individuali o di società di persone che offrono i servizi di spiaggia, di piccola ristorazione e di intrattenimento. Ma le motivazioni del Sib, vanno però ben oltre l’amarcord. Perché il governo, stando a quanto riferiscono «Stravolgerebbe una decisione assunta dal Parlamento appena qualche settimana fa e con essa, tutto il lavoro di concertazione svolto con i rappresentanti delle imprese che ha trovato la sua temporanea conclusione con l'articolo 11 della legge n. 217 del 15 dicembre 2011». La principale organizzazione di categoria, che ha diffuso una nota congiunta insieme con Fiba Confesercenti, Assobalneari Confindustria e Balneatori Cna, sostiene che il metodo previsto finirà per «rendere anche il settore balneare precario in eterno e tale da portare il concessionario a cercare di massimizzare i profitti senza investire». Senza parlare poi di quella che viene definita «riffa quadriennale» nella quale, secondo il Sib, «gli unici soggetti che potrebbero partecipare e vincere sono coloro che dispongono di denaro facile e in grande quantità». Queste, dunque, le preoccupazioni della categoria circa un capitolo del decreto che comprende una serie di privatizzazioni. Nella vicenda c’è anche un’altra faccia della medaglia. Già, perché l’assegnazione con gara pubblica della concessione del demanio marittimo sembra riscuotere molto successo soprattutto fra le associazioni ambientaliste tra cui Legambiente e Wwf. «Le gare pubbliche per la concessione delle spiagge rappresentano un segnale importante per avvicinare l’Italia all’Europa – ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - Ci auguriamo che il Governo Monti riesca a realizzare questo importante cambiamento che metterebbe fine alla diffusa pratica della ”privatizzazione” delle spiagge garantendo ai cittadini il diritto ad usufruire liberamente degli arenili e darebbe un freno al cemento sulle rive». Per il Wwf il problema delle aree demaniali marittime è anche quello di congelare il rilascio di nuove concessioni «visto che gli stabilimenti balneari sono passati da circa 5mila di 10 anni fa a quasi 11mila di oggi». «Esiste dunque una grandissima possibilità di aumento degli introiti economici a vantaggio pubblico senza un’ulteriore occupazione di suolo e senza pregiudicare la libera fruizione delle nostre spiagge, e il provvedimento del Governo sta andando in questo senso»” avvertono dal Wwf. La partita però è tutt’altro che chiusa perché al di là delle sommosse, l’intenzione è quella di confermare l’iter previsto dalla Comunitaria 2010 che da mandato al Governo di regolamentare la materia entro 15 mesi. Mario Amodio Il Mattino